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Vi racconto in modo semplice Anagoor

Vi racconto in modo semplice Anagoor

da Franco Brambilla / venerdì, 20 Agosto 2021 / Pubblicato il sezione teatro

A cura di Carlo Fanelli

Vi racconto in modo semplice Anagoor

Anagoor nasce a Castelfranco Veneto nel 2000, dall’incontro fra Simone Derai e Paola Dallan. Da subito l’idea che viene sviluppata è quella del coinvolgimento collettivo. Dal 2008 fissa la sua dimora a La Conigliera, allevamento cunicolo nella campagna trevigiana, trasformato in atelier. Dal 2010 è parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies – art work space. Il managment e il progetto artistico sono affidati comprendono la curatela di Michele Mele e Annalisa Grisi.

Chi sono gli Anagoor?

Simone Derai e Marco Menegoni vengono affiancati alla direzione artistica da Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz e Giulio Favotto, Monica Tonietto, Gayané Movsisyan, Massimo Simonetto.

Anagoor è in costante movimento. Il suo concepimento ha alla base l’idea di collettivo così da aggiungere progressivamente alla sua struttura mobile figure individuate tra professionisti ed esordienti.

Qual è la loro poetica?

Dalla dimensione di collettivo proviene un lavoro concepito come laboratorio continuo, aperto al territorio, una polis nella quale si genera una particolare relazione fra un teatro che ri-guarda alle sue origini e sguardi proiettati su istanze e urgenze del vivente. Ne deriva una estetica che non si esprime solo negli spettacoli ma si estende ad un’attività di pedagogia teatrale nelle scuole e sul territorio che guarda alla communitas.

Com’è il loro teatro?

Anagoor propone un teatro dell’icona, nel quale le arti performative dialogano con la letteratura e la filosofia, la cui tensione nei confronti di un linguaggio ipermediale, non impone alla dimensione specificamente teatrale di abdicare verso il totale predominio dell’immagine tecnologicamente riprodotta, in una tensione espressiva sempre sostenuta dalla strumento-voce.

Perché sono importanti?

Una intensa attività nel corso della quale indagano relazioni e interferenza tra i linguaggi del teatro, dell’arte e dell’immagine li conduce, nel 2018 a ricevere il Leone d’Argento alla Biennale Teatro, con una motivazione che bene traccia il loro percorso di ricerca: «Il lavoro di Anagoor, mai privo di una potente estetica, riesce ad avere una funzione divulgativa rispetto a grandi tematiche; Anagoor non è mai popolare nella scelta dei testi, eppure lo è, nobilmente, nella restituzione artistica.  Ciò che rende il loro lavoro a tratti concettuale ma anche profondamente artigianale è il fatto che non demandano a nessuno la scelta artistica, riuscendo come collettivo a realizzare tutto da soli, dalla scrittura del testo alla costruzione di scene e costumi sempre di grande impatto, a tal punto che i loro spettacoli sono programmati in molti teatri italiani e stranieri».

Per il settimo centenario di Dante una camera acustica, disegnata da Anagoor, ospita lo spettatore-ascoltatore invitandolo a scrutare e fruire un mondo sonoro e visuale ispirato a Dante. Da tale immersione e tensione emerge una spirale di suoni e parole, un’ascesa incorporea di echi e versi danteschi. Lungo la traccia sonora dello spettacolo, segmentato in tre momenti, un prologo (Alfabeto oscuro), un affresco centrale (L’invenzione della trasparenza) e un epilogo (Postille), Anagoor incontra l’Orchestra di Padova e del Veneto, in una «sorta di musica-ambiente, stilizzata a porgere gli spunti che il verso tace e richiama» (Sciarrino).

Una reminiscenza duplice, memoriale e poetica, ci viene incontro come traccia di questo spettacolo. Quella remota, ascendente, elegiaca e cantabile, del componimento dantesco, l’altra contemporanea e dolente digradante verso la dolente storia italiana contemporanea. Ed è in questa restituzione che, ancora, l’arte e il teatro si fanno interpreti del sentimento e della vicenda umana.

«Un intreccio a maglie larghe, dove è possibile distinguere il gioco di trame sovrapposte pur nello stordimento delle continue rifrazioni prismatiche» (Angius).

 Il progetto
Le Musiche per il Paradiso, composte da Salvatore Sciarrino, nascono da un progetto drammaturgico del 1993 che oggi, in una nuova veste sonora, vede la collaborazione tra Anagoor, il compositore siciliano e l’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Marco Angius. Pur rinnovato, il progetto musicale maturato da Sciarrino conserva la memoria storica e sonora delle composizioni per la Lectura Dantis di Camelo Bene alla Torre degli Asinelli di Bologna, nell’anniversario della strage del 2 agosto del 1981.

 

CARLO FANELLI è docente di Discipline dello spettacolo presso il Corso di Studi in Comunicazione e DAMS dell’Università della Calabria, dove insegna, Drammaturgia, Organizzazione ed economia dello spettacolo, Teorie della performance, Storia del teatro e della danza. Studioso di aspetti e figure del teatro rinascimentale e particolarmente dei suoi aspetti teorici, cui ha dedicato volumi e articoli, estende i suoi interessi di ricerca anche all’estetica teatrale contemporanea.

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