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IN-RUINS: residenza artistica tra archeologia e tecnologie digitali

IN-RUINS: residenza artistica tra archeologia e tecnologie digitali

da Ufficio Stampa / giovedì, 23 agosto 2018 / Pubblicato il Rassegna Stampa

Non solo spettacolo, seppure artistico e di un profilo culturale altissimo, tra gli interessi della Fondazione Armonie d’Arte. Già negli anni passati la fondazione culturale presieduta da Chiara Giordano, direttore artistico dell’omonimo Festival multidisciplinare, ha iniziato ad aprirsi alla visul art, e torna quest’anno con una residenza artistica nel parco archeologico Scolacium (Borgia, CZ), uno dei più importanti e suggestivi siti del sud Italia e dimora fissa di Armonie d’Arte Festival appunto. E lo fa nella convinzione che passi anche e soprattutto dai nuovi linguaggi delle arti, capaci di approcciare siti millenari in modo originale e innovativo, la promozione e valorizzazione dei luoghi più belli che la storia ci ha consegnato. E proprio l’antica città romana sulle rive del mare Jonio, che prima fu anche greca e pre-ellenica, ospiterà dal 27 Agosto al 9 Settembre 13 artisti provenienti da varie parti del mondo per una residenza che combina arte contemporanea e archeologia: Inruins il nome del progetto, che nasce dall’idea delle artiste Maria Luigia Gioffrè, Elisa Costantini e della curatrice Azzurra Pitruzzella, che dopo aver frequentato nello stesso periodo l’università Central Saint Martins di Londra, hanno deciso di dedicarsi insieme a un progetto nel loro territorio di provenienza.

E dunque eccoci a Scolacium, a seguire in dettaglio la residenza d’artisti composta da Renata De Bonis, Simona Brinkmann, Sarah Derat e Rachel McRae (Digital&Dead), Harley Price, Giovanna Petrocchi, Donald Chow, Sarah Roberts, Alice Guittard e Lidia Bianchi per dare vita e corpo ad un progetto internazionale di residenza artistica, che pone al centro della propria ricerca una riflessione sull’archeologia e il suo significato contemporaneo in relazione alla tecnologia digitale.

“La residenza – spiegano le curatrici – tramite workshop, tour e una mostra all’interno del sito, apre nuovi spazi di interazione tra rovine archeologiche e pratiche artistiche contemporanee. Gli artisti, durante le due settimane di residenza, avranno a disposizione tutti i luoghi del parco archeologico e degli spazi adibiti a studi dove saranno impegnati nella ricerca e produzione di opere d’arte digitale che poi saranno esibite all’interno del parco. I workshop, diretti da Juan Covelli, Neale Willis e Nicola Lorini, tre artisti con differenti approcci al digitale, stimoleranno la ricerca degli artisti in residenza sia dal punto di vista teorico che pratico, presentando loro tecniche di scannerizzazione 3d, collezione di dati e lavori collettivi”.

Dietro Inruins c’è l’idea che i siti archeologici potrebbero avere nuova vita e ritornare a essere luoghi di grande affluenza, promuovendone la fruibilità attraverso nuovi e più originali punti di vista, e avvicinando così nuovo pubblico, nuovi target, si direbbe “nuovi giovani”.
“Materialità e Integrità sono sempre stati parte centrale del dibattito sull’archeologia e la sua fruibilità – spiega il team curatoriale – . In un mondo in cui il digitale ha reso frammentaria, fluida e non-gerarchica la comunicazione, in che modo le rovine archeologiche considerate “sacre” e “intoccabili” esistono e comunicano nel presente?”.

Queste sono solo alcune delle domande che gli artisti approcceranno durante il periodo di ricerca di residenza che mostrerà il parco archeologico Scolacium sotto una luce particolare tutta da scoprire e apprezzare.

In foto l’artista Donald Chow

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