SEZIONE ART SCREENING

e Residenze di ricerca artistica

17 Agosto 2021

VIAGGIARE / MIGRARE

Quando gli chiesero da dove venisse, Socrate non rispose da Atene, ma dal mondo.
L’arte di viaggiare, Alain De Botton

Viaggio come percorso di conoscenza e contaminazione delle identità, con particolare attenzione al Mediterraneo, crocevia di transiti materiali e immateriali della storia occidentale.
Se il flaneur benjaminiano è un viaggiatore nomade che si svuota dell’appartenenza e della storia, il migrante è cittadino e incarnazione di ogni luogo attraversato. Vi è, nella migrazione, una preservazione della memoria storica di ogni luogo attraversato, un'identità mobile e al contempo densa di molteplici radici. In questo senso, i lavori di questa sezione mettono in luce, riti, usi e costumi permanenti e contemporanei. E cosi fanno Zero Degree di Akram Khan e Sidi Larbi Cherkaoui che porta in scena il lavoro di incontro e commistione tra i due danzatori nati da famiglia islamica e cresciuti in Europa; così Les Indes Galantes, che mette insieme lo spirito raffinato della musica da opera e del balletto con la street dance, e il film Sono Innamorato di Pippa Bacca, dove la pace tra popoli differenti, il rito e il dialogo ne costituiscono la poetica.

VIAGGIARE / MIGRARE
martedì 17 agosto ore 21.30

PARCO INTERNAZIONALE DELLA SCULTURA E DELLA BIODIVERSITÀ MEDITERRANEA – CATANZARO

LES INDES GALANTES
3eme Scène Opéra de Paris

Il barocco settecentesco, l’hip hop e il krump convivono in un fervido incontro di culture nate a distanza e cresciute ora in una nuova fusione e nello scambio ravvicinato onnivoro del mondo globale.

Nel 2017, il film Les Indes Galantes di Clément Cogitore, con danzatori di krumping, grintosa danza afroamericana urbana, come interpreti, è stato visto 600.000 volte online sulla 3e Scène dell’Opéra National de Paris. Due anni dopo, la messa in scena live di quest’opéra-ballet, faro dell’epoca dei Lumi d’Oltralpe, riproposta a ritmo battente, ha attirato all’Opéra Bastille parigina 2700 persone tutte le sere per gustare sia la musica di Jean-Philippe Rameau (1735) sia la maestria corporea-percussiva dei ballerini nella versione coreografata da Bintou Dembéelé (1975), francese di famiglia subsahariana, pioniera della danza hip hop, direttrice dal 2002 della compagnia Rualité (rue + rituel), strada e ritualità

segue spettacolo Mbira di Roberto Castello

VIAGGIARE / MIGRARE
martedì 17 agosto ore 21.40

PARCO INTERNAZIONALE DELLA SCULTURA E DELLA BIODIVERSITÀ MEDITERRANEA – CATANZARO

DANCING AT DUSK/SACRE DU PRINTEMPS
(creazione 1975) di Pina Bausch in Africa

Suggerimenti e riflessioni.

La sagra della Primavera (Le Sacre du printemps) è probabilmente il lavoro più noto della danzatrice e coreografa tedesca Pina Bausch (1940 – 2009). La sua versione dell’opera omonima di Igor Stravinsky debuttò nel 1975 facendo grande scalpore nel mondo della danza: trenta ballerini su un palcoscenico coperto di terra, a torso nudo o con abiti leggeri, misero in scena una coreografia essenziale e potente, in un evento che fece storia.

Una nuova versione dello spettacolo avrebbe dovuto girare per i teatri del mondo nella primavera del 2020, grazie a una co-produzione di Sadler’s Wells (UK), Pina Bausch Foundation (Germania) ed École des Sables (Senegal).

Conosciuta come la “madre della danza contemporanea africana”, la ballerina e coreografa franco-senegalese Germaine Acogny ha visto per la prima volta il Rito della primavera di Pina Bausch interpretato da ballerini del balletto dell’Opéra di Parigi. Presentata con la storia del sacrificio umano e delle relazioni di genere, non poteva fare a meno di tracciare parallelismi tra la coreografia ritualistica e le tradizioni della sua terra d’origine africana.

“In Africa, così come nelle culture europee come l’antica Grecia, era abbastanza normale sacrificare giovani vergini femminili per ottenere qualcosa dagli dei”, dice Acogny, tradotto da suo marito Helmut Vogt da casa loro un’ora fuori da Dakar, Senegal. “Per me, vedere The Rite of Spring ha messo in evidenza somiglianze storiche e culturali tra Africa ed Europa. Ho pensato che se fosse ballato da un gruppo di ballerini africani, avrebbe portato un’energia molto speciale al pezzo.”

A causa dell’emergenza Covid-19, la tournée è stata annullata, ma poco prima del lockdown la compagnia – composta da 38 ballerini di 14 diversi Paesi africani – ha deciso di fare un’ultima prova sulla spiaggia, vicino alla sede dell’ École des Sables in Senegal.

La spettacolare performance è stata ripresa da Florian Heinzen-Ziob che l’ha trasformata in un film, intitolato Dancing at Dusk – A moment with Pina Bausch’s The Rite of Spring, che è stato visibile on demand con un contributo di 5 sterline fino al 31 luglio 2020.

I ballerini provengono tutti da culture e background tecnici molto diversi. Non sarebbe stato facile per loro imparare la coreografia di Pina”, spiega Acogny. “Ma quando ho visto il risultato del loro duro lavoro, energia e capacità di apprendimento, mi ha confermato quello che avevo sempre pensato: che sebbene siano molto diversi dagli stili occidentali, le danze tradizionali africane offrono una base molto solida, e consentire ai ballerini di adattarsi ai nuovi movimenti. È stato incredibile vedere “.

Da : Redazione www.giornaledelladanza.com 

Su Pina Bausch

Negli annali della danza contemporanea, la coreografa tedesca Pina Bausch (1940-2009) è una vera e propria stella assoluta. Le opere visionarie che ha creato per la sua compagnia, Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, girano il mondo incantando e provocando il pubblico vecchio e nuovo, con la sua coinvolgente fusione di movimento, elementi sonori e visivi.

La Sagra della Primavera di Igor Stravinsky (e un po' di Bausch)

Storie diverse sull'origine de La Sagra della Primavera, non concordi; Igor Stravinsky aveva comunque un’ispirazione potente:  gli antichi rituali che celebravano l'arrivo della primavera, e la giovane Eletta, vittima sacrificale che danzava per placare gli dei fino allo sfinimento e la morte. Il sottotitolo del balletto era infatti Immagini della Russia pagana in due parti, che Stravinsky chiamò L'adorazione della terra e Il sacrificio.


La prima fu nel 1913, con il Ballets Russes di Serge Diaghelev e la coreografia dell'acclamato ballerino Vaslav Nijinsky al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi. E fu una serata che fece scalpore, fino a diventare un caso nella storia della danza in ragione delle dissonanze e modernismi della partitura, alla coreografia innovativa, decisamente troppo per i tradizionalisti. Fu un caos di urla tra posizioni contrapposte, fino a soffocare anche il suono dell’orchestra  mentre la danza continuava: memorabile e incredibile.

Invece poi, col tempo, la partitura di Stravinsky è diventata una delle opere da concerto più amate del repertorio classico ed un vero e proprio richiamo fascinoso per i coreografi.

Rite of Spring di Bausch, che ha debuttato nel 1975, è una straordinaria cattura della partitura musicale, di ogni nuance, ogni declinazione, ogni sfumatura, ogni ritmo incalzante, frenetico e così via.

Tutte le opere di Bausch riguardano le relazioni umane e The Rite of Spring è vista come una battaglia tra i sessi. Gli uomini dominano, le donne per lo più si rannicchiano: questa oppressione patriarcale con la straziante violenza dell’assolo finale. Naturalmente, questa descrizione, è solo la punta dell'iceberg di ciò che sta accadendo nel pezzo. La Bausch ha sempre provato  The Rite of Spring ogni anno chiedendo ai suoi ballerini uno sforzo di ricerca e interazione sempre più intenso, straordinariamente intenso.

segue spettacolo Mbira di Roberto Castello

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