3 settembre ore 22.00

Grangia di Sant’Anna – Montauro (CZ) *

VIKTORIA MULLOVA violino
MISHA
MULLOV-ABBADO contrabbasso

Programma:

Music we love

MULLOV-ABBADO: Blue Deer; Brazil

CHANOCH: Shir Lelo Shem

TRADIZIONALE: Caico

BACH: Sonata in si minore n. 1, BWV 1014

PROKOF’EV: Sonata per violino solo in re maggiore op. 115

JOBIM: Sabiá

MULLOV-ABBADO: Little Astronaut; Shanti Bell

LENINE & FALCAÕ: O Silencio Das Estrellas

DE FREITAS: O Cabo Pitanga

McLAUGHLIN (arr. Husband): Celestial Terrestrial Commuters

SCHUMANN: Träumerei da Kinderszenen

ABREU: Tico-Tico No Fubá

 

Se la musica è “tutta”, le intersezioni di genere e linguaggio intraprese da una violinista icona della musica classica e del violinismo internazionale hanno un valore ancora maggiore. E se lo fa con un più giovane ma ugualmente talentoso e raffinato musicista, in un duo particolare di quelli che non si vedono spesso (violino e contrabbasso) allora la curiosità intellettuale ed artistica diventa grande, con essa, l’aspettativa, di certo non smentita.

 

* Nota storica sul sito, “nuovo luogo del festival”. Foto di Antonio Renda

La Grangia di Sant’Anna è un luogo di grande suggestione storica e paesaggistica. In particolare è su quella direttiva di terre del normanno Ruggero d’Altavilla che le aveva concesse per le preziose costruzioni che oggi ammiriamo ancora (Scolacium oggi parco archeologico a Borgia,  Squillace e il suo Castello, Montauro e la Grangia, Serra San Bruno e la grandiosa certosa ).
Il Festival ha seguito questo percorso.
Durante il Medioevo si usava il termine “grangia” per indicare un magazzino per la raccolta del grano e di ciò che serviva per la semina. In seguito, il magazzino venne trasformato in un complesso di edifici in cui vivevano i monaci dediti all’agricoltura. La sua edificazione è attestata nell’anno 1096 dal monaco Bruno o Brunone di Colonia su territori donati da Ruggero d’Altavilla. Le fonti ci informano che in quegli anni esisteva in questo luogo il monastero di San Giacomo in Montauro, una “cella” di pochi monaci e frati conversi. Detto per lungo tempo in ambito certosino “la casa di Montauro”, curò i casali di Gasperina e Montauro, nonché quelli di Aurunco ed Oliviano. Il 1514 passò dalla regola certosina a quella cistercense dell’abbazia di Fossanova e di questo periodo sarebbe databile il mutamento della denominazione del monastero di San Giacomo in Montauro in grangia di Sant’Anna.
L’uso medievale del nome grangia però fu più estensivo, indicando non solo il singolo edificio, ma anche il complesso di edifici che costituivano la struttura agricola e, ancora in senso più ampio, l’insieme della proprietà agraria, cioè i terreni e gli edifici che vi sorgevano. La grangia di Sant’Anna governò i territori dei casali di Aurunco ed Oliviano distrutti e dei casali di Montauro e Gasperina ancora abitati. I ruderi della grangia di Sant’Anna ricadono attualmente nel territorio di Montauro.
Tuttavia da vari elementi descritti si evince che la storia della grangia, nonché quella dell’antecedente monastero di San Giacomo, coinvolge sia Montauro che Gasperina. Si osserva, inoltre, che a causa della morfologia del luogo in cui sussistono i ruderi suddetti, altri elementi da ritenere parti integranti del complesso monastico potevano sorgere in territorio di Gasperina, a monte della cortina muraria in cui si apre il portale d’ingresso della medesima grangia. Si evidenzia che gli elementi della tessitura muraria dei ruderi della grangia sono di provenienza locale. I tempi e i modi della fortificazione della Grangia rimangono al momento solo ipotizzabili. La linea architettonica della grangia apparterrebbe alla cultura degli abati-architetti di Citeaux, seguaci di Bernardo di Clairvaux. Il manufatto risulterebbe prettamente cistercense nell’impianto strutturale-architettonico ancora leggibile, databile, pertanto, tra la fine del XII e i primi del XIII secolo, periodo in cui i monaci cistercensi riorganizzarono i beni posseduti dai certosini. Quest’ultima ipotesi è stata messa in discussione soprattutto perché le torri angolari dell’edificio, ancora oggi, presentano bocche da fuoco e, quindi, la datazione del manufatto dovrebbe partire da un’età più recente. La cortina può essere attribuita, in mancanza di analisi archeologiche approfondite, ad una fase compresa tra la seconda metà del ‘500 ed i primi del ‘600. Il terremoto del 1783 segnò la fine di questo magnifico luogo.

Armonie d’Arte Festival – Nuove Rotte mediterranee
Connessione dello spettacolo alla declinazione 2022 del macro tema del Festival (nuove rotte mediterranee): TRANSITI

Transiti tra generi musicali. Transiti generazionali.
Qui in concetto si allarga e si compie. Compiutamente.

 il direttore artistico – Chiara Giordano 

 

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