La Calabria artistica si rivela in scena Uno spazio ampio dedicato alle risorse artistiche della regione, produzioni e coproduzioni multidisciplinari: ogni performance artistica è musica, teatro, danza, insieme, ispirata a miti, letteratura, storia, architettura, natura proprie del territorio e del suo Patrimonio.

domenica  21 LUGLIO ore 20,30
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

IL MARE SOTTO GLI OCCHI 
azione scenica a partire da "Breviario Mediterraneo" di Pedrag Matvejevich
di e con Dario Natale/Scenari Visibili

L'idea nasce da un periodo di lavoro durante il seminario Kalt 5.0, svoltosi presso il Tip teatro e rivolto agli allievi del corso , da questo il ritrovarsi addosso descrizioni oniriche, odori ed immagini, prospettive inedite quanto affascinanti, tutte traiettorie di cielo e di abisso con a tema il Mediterraneo, ha reso inevitabile la necessità di farne un racconto da tramandare, un confronto spontaneo tra ciò che era un tempo e ciò che è adesso, virando dalle superfici ingannevoli della comunicazione di massa, dagli almanacchi delle sciagure e degli inquinamenti, dai vortici dell'indifferenza, per ritrovare un mare circondato da terre, culla di civiltà e di incontri, di povertà e ricchezze, di miti e confessioni, di mani che stringono mani.

L’EVENTO E’ PRECEDUTO DA APERITIVO A TEMA

martedì 23 LUGLIO ore 20.30
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

FATHERS 
di e con Saverio Tavano

Cosa accade in un uomo che esercita abuso di potere?
Siamo partiti da vari casi di tortura noti negli ultimi 20 anni di storia, li abbiamo studiati nel modo più oggettivo possibile. Secondo vari teorici, tra cui il professore Jerome Skolnick, questo comportamento si radicalizza negli anni di attività e carriera, ove, avendo a che fare con elementi disagiati e deviati, forzatura della legge, casi di violenza e omicidio molto sensibili, la mente degli addetti all'ordine subisce un regressione assumendo posizioni di carattere autoritario e repressivo giustifcate come unico mezzo di mantenimento della legge. Abbiamo analizzato le dinamiche psicologiche che pongono l'uomo nella condizione di elemento “sacrifcante” nella posizione spesso autoindotta di “agnello sacrifcale” e la posizione del suo torturatore, di aguzzino. Esiste una relazione tra i due elementi che fonda le proprie origini nell'antichità, dalla ritualità umana.

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RINVIATA a settembre causa avversa situazione meteorologica
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

LA PRIGIONE
di e con Saverio Tavano

Una donna di mafia che si oppone al sistema, una donna ribelle, che decide, agisce, osa opponendosi al padre, al marito ai fratelli, mettendo in serio pericolo la propria esistenza, lasciando i propri figlioletti a piangere nel giardino di casa e con il sugo a cuocere sui fornelli, sparendo nel nulla. E' la storia di tante donne che vivono nelle proprie grotte, case bunker, dentro le quali decidono di ritornare, attratte dalla necessità di abbracciare i propri figli, usati questi come esche dalle stesse famiglie. Donne che ricadono così dentro la fitta ragnatela costruita sapientemente dalle stesse madri, devote al codice d'onore più che all'amore materno.

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mercoledì 31 LUGLIO ore 21.30
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

CANTABBASSO, RACCONTI DI TERRA
concerto per batteria, chitarra, basso e contrabbasso

Maurizio Peronace Batteria
Disagio Chitarra, Basso
Francesco Peronace Contrabbasso

Concerto per batteria, chitarra, basso e contrabbasso. Sperimentazione di contaminazione linguistica tra differenti stili musicali, filo conduttore, la duttilità del contrabbasso con le sue sfaccettature sonore allo scopo di creare spazi sonori emozionali.

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lunedì 5 AGOSTO ore 21.30
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

POLIFEMO E GLI ALTRI
di Franco Corapi

con Andrea Benefico, Massimiliano Rogato, Pasquale Rogato
Regia Salvatore Emilio Corea
Produzione Edizione Straordinaria - Compagnia del Teatro di MU
durata 70’ ca.

È uno dei maggiori successi nella più che ventennale attività di EDIZIONE STRAORDINARIA.
Un testo di Franco Corapi per la regia di Salvatore Emilio Corea
Una storia divertente e ricca di riferimenti culturali, ispirata alla tradizione omerica in altre parole una parodia della saga di Ulisse.
In un’ambientazione un po’ sgangherata e semiseria, il satiro Sileno, al servizio del terribile ciclope Polifemo, accoglie senza entusiasmo il naufrago Ulisse. Da qui si dipana una serie di disavventure esilaranti, nel corso delle quali molti avvenimenti noti si rivelano poco veritieri, molti misteri trovano spiegazioni sorprendenti, i cattivi non sono così tremendi come li si dipinge e gli eroi possono rivelarsi degli asini matricolati.
Lo spettacolo ha un ritmo veloce, gli attori un’espressività scoppiettante, e la regia prevede che ci si possa avvalere della partecipazione del pubblico alla commedia.

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martedì 13 AGOSTO ore 21.30
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

CANTO, ALLA DURATA
Spettacolo teatrale

Testi, ideazione e coordinamento scenico e sonorizzazione di Alberto Micelotta

con:

Alberto Micelotta - attore/autore
Filippo Stabile - danzatore/coreografo
Patrizia Laquidara -voce
Elena Mandolito - danzatrice
Alessandra Rombolà - flauto
Ingar Zach – percussioni
Nicola Bremer - Voce tedesca

Canto alla Durata è un viaggio, percorso utilizzando come guida pretestuale il poema di Peter Handke, attraverso i luoghi dei sensi, attraverso i luoghi del sentimento della Durata. I cinque sensi e la mente si muovono lungo traiettorie sentimentali e si ingannano lungo quelle emotive. L'evento performativo è composto da quadri che gettano luce, anche quando oscurano un particolare, sui suoni, sui sapori, sulle immagini, sugli odori, sulle consistenze tattili e sulle idee che caratterizzano il mantenere, il perdurare del concetto sentimentale, del senso di umanità. Seduto sulla "poltrona" della Durata, un attore - con testi originali - guida gli spettatori, rappresentati da una coppia di danzatori, attraverso la percezione immobile dell'eternità dinamica, oltre il tempo, oltre una geografia definita. La cornice di luci e musica dipinge il contesto di oggetti-simbolo del ritorno dalla Durata al tempo, di cui il palco è disseminato. Ma si mantiene il bacio, calamita e calamità che tutto sconvolge, origine e fine in un singolo istante di Durata.

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Lunga notte di Medea Armonied'ArteFestival 2019

venerdì 16 AGOSTO ore 21.00
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

LUNGA NOTTE DI MEDEA
Spettacolo teatrale

REGIA Nino Galea
SCENOGRAFIA GianCarlo Budace, Nino Galea
COSTUMI Nino Galea

PERSONAGGI
Rosetta Elia              COREUTA
Antonella Talarico   PERSEIDE
Valentina Falbo        LAYALÈ
Flavia Rugiero           MEDEA
Maria Dardano         NOSSIDE
Alessio Servino         IL NUNZIO
Alberto Micelotta      CREONTE
Luciano Leuzzi          EGEO
Salvatore Cannistrà  GIASONE

TRE DONNE AMMANTELLATE/CORO
Maria Doria Teresa Pignieri Mariarosalba Mazza

I FIGLI DI MEDEA :
Antony Costantino   Mermeros
 Salvatore Zangari     Freres

…da Euripide a Corrado Alvaro
“E dovremo vivere ancora. Toccherà ancora vivere. Solo gli sanno chi per primo ha fatto il male.”
“Nessuno può segnare un limite alla sua gloria. Come alla sua sventura”
“Noi ci imbrogliamo o ci mentiamo quando è necessario, ma ci figuriamo gli eroi e i re come ignari delle nostre scaltrezze. E invece la nostra furberia assume in loro il nome di politica.”
“Ascolta che silenzio di pace. Senti che fiducia nella vita. Come sono sicuri di domani. Come tutto è sicuro del tempo. Come tutto crede di essere eterno. È bello.”

Corrado Alvaro: La lunga notte di Medea

Sinossi 
Il dramma viene portato sulla scena per la prima volta nel 1949. La struttura e i significati che l’autore attribuisce agli elementi costitutivi del testo cambiano notevolmente.L’opera si divide in due tempi, ognuno dei quali contiene diverse scene. Siamo a Corinto e il testo si apre con Medea che dialoga con Perseide e Layalè, due serve. Nelle scene a seguire, mentre la nutrice, che qui prende il nome di Nosside, mette a dormire i figli di Medea, le due dialogano a proposito di Giasone e la straniera ha quasi una premonizione : il marito e Creusa insieme. Nella sesta scena un nunzio si reca da Medea per invitarla al banchetto che si sta svolgendo nella reggia del re, a cui Giasone stava già partecipando. La donna, rispettando gli usi e costumi della Colchide, decide di rifiutare, perché nel suo regno non era consuetudine che donne e uomini banchettassero insieme. Il nunzio, che mostra molta devozione nei confronti di Medea, viene incaricato di portare un oggetto a Giasone e di comunicargli che la moglie lo avrebbe aspettato a casa. La donna confida a Nosside il suo desiderio di andare via con Giasone e i figli, credendo che ci sia ancora qualcuno disposto a ospitare due esuli, soprattutto perché Medea, nel suo ruolo di madre, non incuteva più paura come un tempo. L’arrivo di Creonte che le annuncia di dover lasciare la città rende per un attimo felice la donna , finché non le comunica che Giasone non sarebbe partito con lei e che l’indomani avrebbe sposato la figlia, Creusa. Accusata dei crimini commessi, Medea si discolpa anche in questa versione del mito, affermando che ogni misfatto da lei compiuto, sia stato fatto per salvare il marito. Sarebbe dovuta partire subito, portando con sé i suoi figli, poiché a Corinto non c’era spazio per loro. La seconda parte inizia con l’arrivo di due donne ammantellate che , per un’usanza corinzia, vengono a spegnere il focolare. Il fuoco spento simboleggia l’essere banditi da un regno. Medea supplica gli Dei di trovare un posto per lei e per i suoi figli, ma loro non intervengono. Un episodio singolare e non presente in tutte le versioni del mito, è l’arrivo di Egeo, in cerca di Medea. Il figlio del re di Atene era venuto a chiedere alla donna di interpretare un responso per lui. Egli spiega di essere stato a Delfi per pregare gli Dei affinché potesse avere figli. Non riuscendo a comprendere la risposta dell’oracolo era venuto a chiedere aiuto a Medea, che promette di dargli una gemma per assicurare la sua discendenza. Il dialogo tra i due viene interrotto dall’arrivo della folla che inveisce contro la straniera, gridando che non era la benvenuta a Corinto. La donna, disperata, chiede accoglienza a Egeo presso il suo regno, ma l’uomo si trova costretto a respingere le sue richieste per paura di conseguenze future. Le toccanti parole con cui Medea si rivolge a Giasone , chiedendogli successivamente di unirsi a lei, di fuggire insieme. L’uomo rifiuta di far scomparire il suo nome in un’oscura fuga , per non cadere nell’oblio. Non si tratta del Giasone che già conosciamo, quello indifferente e crudele delle variazioni precedenti, al contrario assume un profilo di un antieroe, incapace di guardare negli occhi Medea, mentre le rivolge parole dolci, di malinconia, di tristezza, dovute a una scelta politica che è stato costretto a fare per non essere soltanto l’ombra di un eroe dimenticato da tutti. Tutto ciò non basta a Medea che, non solo sarebbe dovuta partire sola e abbandonata, ma avrebbe presto saputo di dover lasciare anche i suoi figli, che sarebbero rimasti con il padre a Corinto. La donna fa preparare i figli dalla nutrice, che li avrebbe portati nella reggia per le nozze tra Giasone e Creusa. Il motivo dei doni si ripete in maniera rivisitata in questa versione, perché erano benevoli, servivano per evitare ai suoi bambini l’esilio, e non furono quelli a scatenare la tragedia. La nutrice racconta che, per paura che gli oggetti fossero maledetti, i figli con i doni vengono rimandati dalla propria madre. La folla diventa irruenta, e nemmeno Giasone si sforza di proteggere i propri figli dalle grida di morte della gente. Medea si macchia allora del delitto dei propri figli, che non poteva più proteggere in alcun modo. Creusa, dopo aver visto Giasone che rincorreva i propri figli, la folla, il tumulto, cade dalla torre e muore. Un finale diverso, in cui ognuno dei personaggi rimasti in vita si affligge per il proprio dolore, che dovranno ancora sopportare, perché il loro destino è quello di continuare a vivere.

Note di Regia

Medea mi è parsa un’antenata di tante donne che hanno subito una persecuzione razziale, e di tante che, respinte dalla loro patria, vagano senza passaporto da nazione a nazione, popolano i campi di concentramento e i campi di profughi. Secondo me ella uccide i figli per non esporli alla tragedia del vagabondaggio, della persecuzione, della fame: estingue il seme di una maledizione sociale e di razza, li uccide in qualche modo per salvarli, in uno slancio disperato di amore materno”.

Le parole di Corrado Alvaro riescono in qualche modo a portare il mito ai nostri giorni. Medea non è più una, ma sono tante le Medea di oggi, che si trovano in una situazione disperata, che vivono il dramma della solitudine, dell’abbandono , dell’emarginazione sociale. Corrado Alvaro non purifica la donna delle sue colpe passate, non le concede una forma di innocenza. La Medea che l’autore crea è colpevole degli antichi misfatti, commessi per amore di Giasone, ma non dell’infanticidio presente, conseguenza delle dolorose vicissitudini a cui la donna è sottoposta. L’episodio dell’incontro con Egeo, che Alvaro riprende dalla tragedia di Euripide, viene sviluppato in modo del tutto innovativo. Euripide aveva utilizzato quest’inserto per celebrare la maestosità di Atene, città sempre pronta ad accogliere gli esuli. Ma se per il tragediografo greco è proprio Egeo a offrire la sua ospitalità a Medea, nel dramma novecentesco di Alvaro, il figlio del re di Atene nega alla straniera tale gentilezza, precludendole ogni possibilità di salvezza, ogni briciola di speranza.   L’autore elabora un’attualizzazione politica di un mito che nel Novecento era tornato in voga. Le componenti che portano Alvaro a scrivere questo testo sono tre: la prima consiste nella riscrittura di un genere che lo aveva sempre affascinato, ovvero il mito; la seconda caratteristica dell’autore è la passione che nutre nei confronti delle donne, a cui ha sempre destinato un grande spazio all’interno dei suoi lavori; infine l’attualizzazione del testo in chiave politica, soprattutto nella parte conclusiva. A proposito del finale, se nelle versioni precedenti di Euripide e Seneca, Medea uccide i suoi figli per vendetta, qui il discorso cambia. Lo scrittore utilizza una metafora per spiegare le motivazioni che spingono la donna a uccidere i propri figli.                 “L’elefantessa del giardino zoologico non concepisce di uccidersi, ma capisce che il suo amore di madre sta nel sopprimere il suo nato per sottrarlo alla schiavitù”. L’elefantessa è Medea. Così come l’animale che, rinchiuso in uno zoo, non si trova nel proprio habitat, così la donna si trova in terra straniera. L’elefantessa uccide i figli per salvarli da un destino di schiavitù, come Medea uccide i suoi per non farli soffrire. La carnefice non è più lei, la colpa si riversa sui Corinzi che avrebbero discriminato, perseguitato, ucciso i figli della barbara. Alvaro ci presenta una donna umanizzata che, anche nel momento in cui prega gli Dei, non lo fa per esaudire il suo desiderio di vendetta, come accade in Seneca, ma li supplica di avere pietà dei propri figli. Il culmine tragico del dramma si manifesta nell’atto finale, nella volontà di una madre di salvare i suoi bambini da un destino di sofferenze certe. Il colpo di genio dell’autore sta nel trasformare un atto di violenta vendetta, in un gesto carico di amore materno.

Alvaro si colloca così tra gli autori che hanno realizzato una nuova versione di Medea in cui la donna non è più la creatura infernale assetata di vendetta, come avviene nelle narrazioni classiche di Euripide e Seneca, ma una madre vittima del potere, della paura del popolo verso il diverso, delle sventurate vicissitudini che si ripercuotono su di lei, e ancora vittima dell’abbandono, delle ingiustizie, dell’emarginazione e del disprezzo.

 

L’EVENTO E’ PRECEDUTO DA APERITIVO A TEMA

sabato 17 AGOSTO ore 21.00
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

KALAMITA
performance poetico-sonora

produzione Compagna teatrale Dracma
con Andrea Naso e Alessio Calvi

KalaMita è in principio un gioco di parole, un’allusione semantica tra Calabria e Mito che nel significato ultimo esprime però uno stato d’animo collettivo, definisce una condizione di fascinazione altalenante che ogni calabrese subisce e alimenta nel rapporto conflittuale con la propria terra. E’ il rimbalzo ineluttabile tra odio e amore, benedizione e condanna, attrazione e repulsione, un rapporto perverso che non avrebbe logica spiegazione se non attraverso l’infinita e, per definizione, irragionevole Bellezza, di lontana origine, tra Mito e Verità, che stilla e travolge.
Nulla di tutto questo è adeguatamente definibile in parola e/o suono se non attraverso l’occhio e la penna del Poeta: colui che più, e meglio di ogni altro, coglie, ascolta e celebra tutto “ciò che dorme”.
La Parola del Poeta indaga, scruta, evoca l’essenza di ogni cosa, diventa Suono, si amplifica e si propaga nel tempo e nello spazio, consacra e sublima la terra “ che fa sorgere il Bello”.
Il Poeta, così, è il solo paciere tra l’Uomo e la Terra.

Andrea Naso è attore e regista teatrale, diplomato presso l’Accademia d’Arte Drammatica della Calabria. Dopo gli studi ha collaborato con grandi maestri del teatro italiano in veste di attore ma anche come aiuto regista.  Dirige dal 2009 la Compagna teatrale Dracma con cui, oltre a produrre spettacoli teatrali, gestisce nel Comune di Polistena(RC) una Residenza teatrale dal 2013 riconosciuta da Regione Calabria e da MIBACT. Con la Compagnia Dracma è attivo negli ambiti della produzione, programmazione e formazione teatrale.

Alessio Calivi, è cantante, autore, polistrumentista e tecnico del suono. Ha collaborato con diverse band e realizzato, con il suo nome di battesimo, due dischi. Con il progetto Kim Ree Heena, dedicato alla sperimentazione sonora abbinata alla proiezione di visual, ha realizzato un disco e 100 esibizioni in tutta Italia in poco più di due anni.

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domenica 18 AGOSTO ore 21.30
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

ALLE PIETRE PREFERIAMO LE OMBRE
ovvero La storia del Generale Lucullo

di e con Salvatore Emilio Corea
Produzione Nuova Compagnia di Teatro Luisa Mariani
durata 60’ ca.

La vita di un illustre generale romano, Lucio Licinio Lucullo, capace di prodigiose imprese militari e sensibile al richiamo dell’Arte e della Bellezza, appare nel racconto ideato da Salvatore Emilio Corea come paradigma dell’ineffabile ipocrisia della Storia, la quale spesso si riduce alla cronaca trionfalistica della Guerra lasciando da parte l’Umanità.
A colui che diede prestigio all’Impero e nutrì schiere di storiografi con lo sfarzo e l’esibizione delle ricchezze accumulate, tanto da lasciare in eredità il suo stesso nome come antonomasia delle libagioni sfrenate, a colui che pur non eccedette in malvagità e perversione come molti suoi contemporanei, il Giudizio degli umili e degli sconfitti riserva la punizione peggiore: usare la stessa Fama che gli rese splendente la vita come fardello che gli renderà oscura la morte.
Ogni piccolo gradino che portò Lucullo sempre più in alto verso la Gloria diventa un baratro che lo porterà sempre più in basso, là dove le voci degli assassinati, dei percossi e degli umiliati, un tempo inavvertite nel frastuono del successo, ora si fanno stentoree e potenti, a ricordare che in guerra non c’è vittoria, ma solo sconfitte che cambiano verso.

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sabato 24 AGOSTO ore 21.00
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

UNA STORIA DI VITA
La musica attraverso cinque generazioni
Durata: 54’

Regia Danilo Gatto

La storia di vita è raccontata dalla voce di Giuseppe Ranieri, straordinaria figura di musicista e di maestro di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (CZ). Quella della famiglia Ranieri è una vera e propria “dinastia” di suonatori e costruttori di zampogna, che procede dalla fine dell’Ottocento, ma che risale ancora più indietro. Una storia che continua ancora oggi nelle generazioni successive, sia pure lontano dalla Calabria, nella nuova realtà delle Langhe (Piemonte) a causa dell’emigrazione.
Viaggiando tra storie, ricordi, mitologie e fatti di vita, viene ricostruito il mondo che ruotava intorno alla zampogna a chiave, centro della cultura musicale della zona che dallo Jonio catanzarese risale verso le Serre, di cui Giuseppe Ranieri, insieme al fratello Saverio, è stato certamente fino ai primi anni 2000 il più grande esponente. Dotato di grandissima capacità tecnica ma soprattutto di un’umanità aperta e contagiosa, ha suscitato intorno a sé non solo l’ammirazione dovuta ad una grande maestro, ma l’affetto e la devozione dei tanti che, mossi originariamente dall’interesse musicale, hanno trovato nella sua casa un luogo dove crescere, imparare, maturare dei valori più attuali e necessari che mai.

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domenica 25 AGOSTO ore 21.00
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

PUPI SIAMO
Viaggio buffo in cerca di Pirandello

un progetto di Gianfranco Quero
con Marco Natalucci e Gianfranco Quero
regia e adattamento scenico di Gianfranco Pedullà
costumi e oggetti di scena Rosanna Gentili
luci Marco Falai

Due attori stanno andando in teatro per recitare I GIGANTI DELLA MONTAGNA di Luigi Pirandello. Ad un certo punto - con apparente casualità - si trovano in camerino a parlare della vita e dell'arte di Pirandello: frammenti della sua vita, personaggi delle sue opere, la sua famiglia, il padre, la madre, i figli. Nello spettacolo la parola viaggia insieme al corpo degli attori, che come una marionetta/pupo si mostra in continua trasformazione: dalla “staticità” e rilassatezza del racconto, alla dinamicità e ai ritmi nell’interpretazione dei personaggi; e, riguardo a questi ultimi, dalla compostezza di alcuni “reali”, al disordine fisico, al caos, di altri personaggi veri o fantastici. Come Pirandello trasportava le persone dalla vita reale nei suoi racconti letterari e teatrali, così i bravissimi Quero e Natalucci trasportano lo spettatore dalla vita vissuta alla vita narrata da Pirandello. Lo stile della narrazione è colloquiale, spesso divertito e divertente, attraverso continue digressioni temporali ed escursioni nell'attualità.

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mercoledì 28 AGOSTO ore 21.00
PARCO ARCHEOLOGICO SCOLACIUM  – Borgia (cz)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

IL CONGRESSO DEGLI UCCELLI
reading teatrale dal poema di Farid al-Din 'Attar

Autore Farid al-din ‘Attar
Adattamento Pupilunari
Con interpolazioni di Jean-Claude Carrière
Regia Luchino Giordana ed Ester Tatangelo
Con Valentina Valsania e Luchino Giordana
Acting coach Ester Tatangelo
Musiche Marco Vidino
Consulenza suoni di scena Vittorino Naso
Consulenza luci Diego labonia
Compagnia Pupilunari
Produzione Hermit Crab

Tutti gli uccelli del mondo si radunano per decidere chi sarà il loro re. L'Upupa, il più saggio fra loro, li convince ad intraprendere la ricerca del leggendario Simorgh, un uccello della mitologia persiana. Nell'allegoria la ricerca del Simorgh rappresenta la ricerca di Dio, l'Upupa incarna un maestro Sufi e ognuno degli altri uccelli rappresenta un vizio umano che ostacola il Raggiungimento dell'illuminazione spirituale. Gli uccelli devono attraversare sette valli prima di raggiungere il Simorgh: la Valle della Ricerca, la Valle dell'Amore, la Valle della Conoscenza, la Valle del Distacco, la Valle dell'Unificazione, la Valle dello Stupore, e infine la Valle della Privazione e dell'Annientamento.
Dopo aver affrontato incredibili avventure e superato molte prove solo trenta uccelli riusciranno ad arrivare al cospetto del Simorgh e scopriranno con grande stupore una Verità inaspettata.
NOTE DI REGIA E MESSA IN SCENA
L'impresa più grande per un essere vivente: conoscere il Simorgh. Per noi una doppia sfida, come esseri viventi e come artisti teatrali: conoscere il Simorgh percorrendo il testo di Attar, messo in scena quaranta anni fa da Peter Brook e la sua Compagnia di attori ricercatori.
Un comune denominatore, per il poema e la messa in scena: l'esplorazione. Il testo di Attar e le immagini a cui rimanda, in dialogo con le nostre; i suoni evocati dalla parola scritta e restituiti in scena attraverso il corpo-voce.
Sperimentare possibilità di scrittura scenica che aprano al volo, pur rimanendo con la pianta dei piedi sulla terra.
Essere sinceri, per aprire le possibilità della ricerca e provare ad andare in profondità, senza uso di maschere, l'endoscheletro della narrazione scenica è a vista, ben esposto allo sguardo dello spettatore, per costruire insieme immagini, come quando si legge un libro.
Il suono: smentire lo stile del poema. La playlist sul computer, che il tecnico gestisce nello stesso spazio deputato agli attori, diventando attore esso stesso. Una serie di strumenti non convenzionali utilizzati in scena, da attori e tecnico con funzione drammaturgica.
Le voci: due, quelle degli attori, moltiplicate per tutti gli uccelli che compongono l'Assemblea.
Chi sono gli uccelli? Cosa risuona della loro natura nella nostra, di esseri umani? Cosa è cambiato, dall'inizio del loro viaggio, nel XII secolo, tempo in cui Attar scrisse il poema, ad oggi. Gli uccelli ci hanno raggiunto e l'essere umano sembra chiamato a rispondere ancora alle stesse domande, riguardo alla vita, alla conoscenza, alle rotte di viaggio sui continenti, alla morte. Attraversare l'esistenza su questo pianeta continua ad essere un'avventura stupefacente e orrorifica, con le sue spinte, le trappole della mente, le cadute. Ed in ogni declinazione di questo viaggio, è possibile scoprire il divino che permane nel Pianeta, il divino che illumina le nostre azioni, perché abita in ognuno di noi. Rimane il mistero del Simorgh, il segreto che siamo chiamati a svelare l'istante stesso in cui nasciamo. Potremmo impiegarci la vita intera o non scoprirlo mai: il Simorgh, chi è e dove si cela il Simorgh?

Farid al-Din 'Attar
'Attar è uno dei più famosi poeti mistici persiani. Autore prolifico, scrisse più di un centinaio di opere di varia lunghezza: si va da poche pagine a grossi tomi. Solo una trentina delle sue opere è giunta fino ai giorni nostri. Era figlio di un ricco speziale e ricevette un'eccellente educazione. Studiò l'arabo, la medicina e le scienze religiose islamiche. Da giovane aiutò il padre in bottega e alla sua morte la ereditò. Da speziale, i clienti che si rivolgevano a lui gli confidavano tutti i loro problemi medici ed egli ne era spesso profondamente toccato. La leggenda vuole che fu proprio lì che avvenne il suo avvicinamento al sufismo, per opera di un Derviscio che lo rimproverò per l'opulenza delle merci esposte - si dice infatti che ricevesse nella sua bottega "500 clienti al giorno" - invitandolo alla vita meditativa, l'unica in grado di dargli una morte dignitosa: alla richiesta di 'Attar che gli venisse fornita prova di ciò, il derviscio si distese a terra e morì. Quest'esperienza avrebbe colpito tanto 'Attar da indurlo ad abbracciare immediatamente la ricerca mistica. Infine decise di abbandonare la sua attività e viaggiò moltissimo. Durante la sua permanenza a Kufa, a Mecca, a Damasco, in Turkestan ed in India, ebbe l'occasione di incontrare numerosi maestri sufi. Al suo ritorno promosse il Sufismo. Alcuni studiosi ritengono che 'Attar rimanesse ucciso durante la distruzione della città da parte degli invasori Mongoli. Sulla sua morte si narra il seguente aneddoto: un soldato mongolo lo catturò e, avendo scoperto chi egli fosse, lo voleva condurre dal suo ufficiale superiore quando si presentò un uomo, offrendo denaro per comprare il prigioniero. Il soldato stava per accettare, ma 'Attar disse al soldato che valeva molto di più di quanto pattuito. Continuarono il tragitto e poco dopo si presentò un altro uomo che offrì una somma maggiore per comprarlo, ma egli convinse il soldato a rifiutare poiché valeva molto di più anche di quella cifra proposta. Poco dopo un vecchio si presentò offrendo, in cambio di 'Attar, un fascio di legna. Il poeta, in genuino spirito sufi, disse al soldato di accettare l'offerta poiché Non c'è nulla che valga più di questo. Il soldato s'infuriò e uccise 'Attar all'istante.

L’EVENTO E’ PRECEDUTO DA APERITIVO A TEMA

sabato 12 OTTOBRE ore 20.00
Sala Comunale di Borgia (CZ)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

IN VIAGGIO
intromissioni sonore su natura in movimento

di Alessandro Rizzo
Proiezioni tratte da "Planet Earth" - BBC

Un viaggio tra insoliti e spettacolari scenari della natura, dettagliatamente documentati dalla BBC con "Planet Earth", rivisitati nel sonoro con l'ausilio dell'elettronica e dell'improvvisazione.

LIVE VISUAL MUSIC SHOW

dal 6 al 13 ottobre
BORGIA CULTURA - OPEN DAY

Sala Comunale di Borgia (CZ)
Sezione LA NOSTRA BELLEZZA. La Calabria artistica si rivela in scena

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